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Alcune edizioni si segnalano per la bellezza delle incisioni e per l’importanza dei loro stampatori:

Manuzio, Bodoni, Didot, solo per accennarne alcuni. Tra queste si evidenziano: due edizioni del ‘500

de

Le epistole familiari

di Cicerone, tradotte l’una da Aldo Manuzio, e l’altra da Paolo Manuzio

(Venezia, 1563) e

Il Petrarca con l'espositione d'Alessandro Vellutello

(Venezia, 1558).

E poi opere curiose, come

De la sobriété et de ses avantages

del Cornaro e

Il newtonianismo per le

dame

di Algarotti.

Molti i testi di testi di sicura importanza per la storia della medicina, come il

De morbo gallico

del

1566 di Falloppio, l’

Opera omnia

di Ramazzini (Genevae, 1762) e le Opere di Francesco Redi

(Milano,

1809-1811), gli scritti di Morgagni, di Boerhaave (tutte

editio princeps

). Inoltre, il Fondo

Bezzi comprende anche la monumentale seconda edizione del

De humani corporis fabrica

del

Vesalio (Basilea, 1555), di cui è in corso la digitalizzazione completa.

Il Fondo Giovanni Bezzi è costituito da ca. 2200 esemplari di libri a stampa pubblicati tra il ‘500 e

l’inizio del ‘900. La data che convenzionalmente costituisce lo spartiacque tra libro moderno e antico

è il 1830, quindi abbiamo la seguente ripartizione:

353 libri antichi, di cui 33 del ‘500, 32 del ‘600, 137 del ‘700, 151 fino al 1830.

Per rendere questo patrimonio fruibile e “vivo”, la nostra Università si è impegnata nel provvedere

alle variegate operazioni che donazioni di questo genere implicano: individuazione ed arredo degli

spazi: l’attuale “sala Bezzi”; pulizia, spolveratura e disinfestazione dei volumi; restauro di 365

volumi; catalogazione informatizzata dei documenti secondo lo standard internazionale ISBD(A) -

International Standard Bibliographic Description for Older Monographic.

Per la catalogazione ed il restauro ci siamo rivolti a professionisti esperti esterni, che ci hanno

arricchiti dandoci una visione d’insieme del Fondo e una visione particolare, a volte anche

aneddotica, dei singoli volumi.

Ed ecco finalmente il catalogo digitale del Fondo, le cui schede bibliografiche sono corredate dalle

immagini di frontespizi, tavole, cartine, illustrazioni, per valorizzare attraverso l'impatto visivo la

ricchezza e la qualità della raccolta.

Per la nostra Biblioteca questo fondo è stata una preziosa opportunità di confrontarsi con le peculiarità

del libro antico, approfondendo competenze che solitamente sono appannaggio delle biblioteche di

conservazione. In prospettiva, il nostro proposito è quello di tutelare e curare questo importante

patrimonio nell’ottica della sua

fruizione

. Cercheremo di far consultare questi libri toccandoli,

aprendone le pagine, sentendo la grana di questa carta che ha attraversato i secoli, che poi è anche la

prima regola di conservazione di questi volumi: far prendere loro aria, sfogliarli, tenerli in vita per

quello che hanno da darci anche oggi, mentre attraverso i suoi libri Giovanni Bezzi ci guarda e ci

ricorda che il nostro sapere iper-specialistico può rischiare di essere debole, sterile.

Lo storico inglese Thomas Fuller diceva: “Un libro chiuso non è che un ceppo”.

Confidiamo che la fruizione dal vivo di questo patrimonio potrà stimolare una sana curiosità e dare

occasioni di serendipità. Potrà essere per i nostri docenti uno strumento per porre i nostri studenti di

fronte visivamente a quello che è stato ed è il percorso dell’ingegno dell’uomo, della ricerca, del